Trasfigurazione Parma









Titolo dell’opera

Il Grande Crocifisso (1991)


Autore
Carlo Mattioli (1911-1994), nato a Modena, si trasferì giovanissimo a Parma per studiare e poi insegnare all’Istituto Statale d’Arte. Già prima del II° conflitto mondiale frequenta un attivo e fecondo circolo di artisti che comprende Mario Luzi, Attilio Bertolucci, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Giorgio Morandi e molti altri. La sua larga e personalissima produzione non si è accompagnata a mode o correnti, ma è corsa libera in tutta la fase che va dal dopoguerra agli anni ’90; dapprima poco conosciuta e poi sempre più apprezzata fino alla grande glorificazione negli ultimi anni di vita e soprattutto dopo la sua scomparsa. Esso è quindi oggi ritenuto uno dei massimi artisti italiani del novecento. Specifica e personalissima è la sua produzione nel campo delle icone testimoniata da innumerevoli Crocifissi e Grandi Crocifissi, evoluti nel tempo e di cui i due presenti nella Parrocchia della Trasfigurazione rappresentano l’esito finale e forse più maturo, ma anche da diverse altre opere pittoriche e scultoree fra cui si segnala Il Pellicano, una magnifica fusione in bronzo collocata nella Cappella feriale della Trasfigurazione.

Descrizione e profilo artistico
I Grandi Crocifissi (così come i Crocifissi posti su tavola rettangolare) costituiscono una produzione tipica di Carlo Mattioli a partire dagli anni ’60, che tuttavia ha visto nel tempo un’evoluzione e un approfondimento sempre più accentuati fino alle produzioni degli anni ’90. La grande croce ha dapprima una forma a déesis (come afferma Valenziano nel 1993), ossia con i due pannelli laterali sul lato lungo che contenevano originariamente le raffigurazioni di Maria e Giovanni Evangelista (in alcune versioni il Battista) - un esempio del 1962 si trova nella Chiesa di S. Andrea a Parma – mentre, in tempi più recenti, Mattioli opta per una croce “a gloria” (detta anche “a mandorla”), come nel caso dell’opera posta nella Chiesa di S. Giovanni Battista a Parma (1988) e in quella della Trafigurazione (1991), ossia una dimensione quasi quadrata con inserti triangolari che connettono i bracci formando uno spazio quadro-verticale centrale. La specificità del Crocifissorisorto della Trafigurazione è quella dei capicroce di oro zecchino che conferiscono un movimento e dei richiami mai sperimentati prima dall’artista. Come dice don Pino, è da questa invenzione/intuizione che emerge l’idea degli “Ori della Trafigurazione”, ossia di un progetto iconografico per la nuova Chiesa grande. In questa forma la croce rimanda più nettamente ad un albero stilizzato, ad un albero della vita che fruttifica in ogni direzione, ad un albero piantato in un nuovo giardino che non è edenico ma è al centro della Terra e della Storia. In questo senso Cristo è il Nuovo Adamo venuto a riconciliare e salvare la vita di tutto l’Uomo e di tutta l’Umanità.
L’evoluzione iconografica di Mattioli, tuttavia, non muta solo la forma e la dimensione della croce (nonché il colore e il legno), ma soprattutto cambia il segno dell’Uomo in croce che giganteggia nelle tavole dei primi tempi fino a perdere di dimensione e contorni in quelle più recenti. Il Paradosso della Croce (S. Paolo, 1 Cor, 1, 21-23) diventa ancora più evidente e accentuato nella sproporzione fra croce e corpo: come si può comprendere e accettare che quella forma informe, avvolta nel buio della morte, sia la fonte di “cieli nuovi e terre nuove”? della luce e del logos di cui parla Giovanni? Dello squarcio del velo del tempio che annuncia un nuovo tempo e addirittura la sconfitta della morte? L’artista, con infinita sensibilità estetica e spirituale, ci porta a intuire col cuore quello che la ragione “non conosce” (Pascal) portandoci in un territorio inedito e sottile (come il venticello percepito da Elia), ma insieme radiante e risuonante dall’interno: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore?» similmente ai discepoli di Emmaus. E tutto ciò rimanda, a sua volta, ad una metamorfosi, ad una trasfigurazione che ha coinvolto non solo il Gesù storico, ma che forse è possibile per tutto l’Uomo e per ciascun essere umano (come il Pellegrino che sta ai piedi della croce).

Profilo liturgico
Il termine Crocifissorisorto, ripetutamente proposto nelle liturgie, ne indica la centralità nella celebrazione eucaristica e pasquale domenicale, nonché nel tempo liturgico della Quaresima e della Pasqua. Le grandi braccia orizzontali accolgono, riempiono, connettono, comunicano. Quelle verticali annunciano, profetizzano, uniscono, portano verso l’alto. Nella convergenza dei due assi, si intravvede la figura del Cristo, presentato al centro della sua passione, quasi inglobato nell’oscurità della morte (come ha osservato Vallora: «è il Cristo dell’Eli, Eli lama sabactani», ossia “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”), ma con un’aureola che ne annuncia la nuova alba. I capicroce d’oro trasfigurano, trascendono, pongono in vibrazione tutta la composizione. Come ha sottolineato Vallora (1993) il contrasto dà la sensazione del respiro, di una emanazione di luce che si irradia sui fedeli riuniti. La Croce gloriosa è con i capicroce di oro zecchino in quanto, per Valenziano (1993), è capace di “raccogliere la luce del Tabor e trasferirla nel Crocifisso, così che il crocifisso diventa luce”. E ancora: «L’epifania di un Cristo che noi vediamo nel martirio, nel sangue, negli occhi chiusi, nella morte e che è invece l’apparizione del Signore della Gloria.» Non a caso, la conclusione della Messa nella Chiesa della Trasfigurazione è accompagnata dal canto paolino (2 Cor, 3,18), musicato dal M° Veneri: «E noi tutti, a viso scoperto/riflettendo come in uno specchio/la gloria del Signore,/veniamo trasformati in quella medesima immagine,/di gloria in gloria,/secondo l’azione dello Spirito del Signore.»

Collocazione
Nella chiesa grande a partire dall’inaugurazione il 26 maggio 1991. L’opera di grandi dimensioni domina il presbiterio sostenuta da cavi d’acciaio e traccia una linea ideale con l’Albero posto all’entrata della chiesa vicino al fonte battesimale. Ambedue “legni” e “ori”, ambedue segni del Crocifissorisorto, ambedue connettenti terra e cielo, umano e divino, povertà e gloria.

Eventi collegati
Valenziano C., De Auro, conferenza del 06.08.1995, riprodotta in Del Zotto Odorico F., a cura, 1996.
Parrocchia della Trasfigurazione, Celebriamo il Crocifissorisorto nell’Evangelo secondo Marco, 04.10.2004.
Parrocchia della Trasfigurazione, “La Compassione di Dio nei Crocifissi di C. Mattioli e W. Congdon”, 20 anni di Trasfigurazione, catalogo mostra 11.03-15.04.2001.
Rizzi A., Il corpo come profezia, conferenza in occasione del 25° della Trafigurazione, Dal tempio al Corpo, 27.11.2005.
Don Pino Setti, Gli Ori della Trasfigurazione, Dal Tempio al Corpo, 25° della Trafigurazione, 2006.
Parrocchia della Trasfigurazione, 30 anni di Trafigurazione (1981-2011), presentazione opere e ambienti del 4 marzo 2012.

Fonti e bibliografia
AA.VV., Il Crocifisso in Carlo Mattioli, Tipografia Benedettina Editrice, Parma, 1993 (Prefazione dell’Abate P. Cipriano Carini, contributi di S. Dianich, C. Valenziano, D. Carlesi).
Del Zotto Odorico F., a cura, Gli Ori della Trasfigurazione: L’Albero, Parrocchia della Trasfigurazione, Parma (scritti di F. Bododi, N. Borgo, F. Del Zotto, A. Rizzi, P. Setti, T. Tosolini, C. Valenziano), 1996.
Marcenaro G., Boragina P., Carlo Mattioli, Mazzotta, 2004 (catalogo in occasione della mostra di Parma, 20.11.2004-16.01.2005)
Vallora M., Il Crocefisso in C. Mattioli e W. Congdon, in “La Compassione di Dio nei Crocifissi di C. Mattioli e W. Congdon”, catalogo mostra 11.03-15.04.2001, Parrocchia della Trasfigurazione, Parma.
Zaniboni Mattioli A., «Luce da luce». Arte sacra di Carlo Mattioli, Umberto Allemandi e C., Torino, 2000 (catalogo in occasione della mostra di Parma 17.11.2000-15.01.2001)