Trasfigurazione Parma












La poesia della settimana

a cura di Elisabetta Melegari


La poesia è un grido dell’anima che giunge dritto al cielo.
Riscalda i cuori raggelati dal dolore.
Rassicura le menti offuscate dal dubbio.



Questa piccola rubrica ha lo scopo di far risaltare le note armoniose che abitano dentro di noi, eco della Parola vivente che sostiene l’universo.
Ci è stata donata una voce e quella voce è divenuta parola. Una parola che si fa vibrante quanto più silenzio vero la circonda. Nell’intreccio di queste mirabili realtà, suono e silenzio, scaturisce la poesia: canto supremo dell’anima che svela l’indicibile che alberga nel cuore degli uomini.
Ogni settimana vi proporremo un testo poetico con una breve introduzione. Buona lettura.




Settimana dal 22.01.21 al 28.01.21:


Risonanze

Ogni atto creativo o generativo contiene in sé un fine nascosto: portare alla luce e far maturare quel germe di bellezza, di vitalità, di pienezza che ogni essere vivente custodisce al suo interno. Il soffocamento di questa scintilla segreta, l’incontentabilità che lo sostiene (sia esso operato da un semplice fiore o da un essere umano), appanna l’opera del Creatore e ne delude le attese.
Rimirando il giardino della sua casa e osservandone colori e profumi, Louise Glűck, premio Nobel per la Letteratura 2020, riesce a dare sostanza a quell’Oltre che si nasconde tra le aiuole fiorite.



LOUISE GLŰCK – Vento calante


Quando vi ho fatto, vi amavo,
ora vi compatisco.

Vi ho dato quanto vi serviva:
letto di terra, lenzuolo di aria blu…
Mentre mi allontano da voi
vi vedo chiaramente.
A quest’ora le vostre anime avrebbero dovuto essere
immense,
non quel che sono
piccole cose vocianti…
Vi ho dato ogni dono,
blu del mattino primaverile,
tempo che non sapevate come usare:
volevate di più, l’unico dono
riservato ad un’altra creazione.

Qualsiasi cosa abbiate sperato,
non troverete voi stessi nel giardino,
fra le piante che crescono.

Le vostre vite sono il volo dell’uccello
che inizia e finisce nell’immobilità:

che inizia e finisce, forma che riflette
quest’arco dalla betulla bianca
al melo.





Louise Glűck (da L’IRIS SELVATICO – Ed. Giano – 2003).